Scuola Furano: fuga dalla scuola media | |
di: Fabio De Luca Belli sono belli, e proprio nel senso di "gradevoli alla vista". Specie quando uno dei due mette i dischi e laltro gli balla accanto: un setting da film di Todd Solondz che - sì - è esattamente come ve lo state immaginando in questo momento, qualcosa che sta in un punto imprecisabile tra una coreografia curata da Arto Lindsay per il Carnevale di Rio e il sublime. Dunque gli Scuola Furano sono belli (e poi la finiamo con le considerazioni estetiche e passiamo a qualcosa di più solido), di una bellezza un po "geek", un po timida, sicuramente non convenzionale. Ossia: se vi piacciono i tronisti di Canale 5 è probabile che gli Scuola Furano vi lascino indifferenti tanto sul piano estetico quanto su quello espressivo. Se invece vi piaceva Tron, è quasi certo che ne andrete pazzi. Gli Scuola Furano - Borut e LilBooso - sono come certi film minori della Disney che la tv italiana mandava in onda il pomeriggio negli anni Settanta, quelli in cui cera lintelligente impopolare (il "geek", appunto: che poi si potrebbe aprire un dibattito potenzialmente infinito sul se e perché essere "geek" sia comunque un anello più in alto nella catena alimentare rispetto al sopravvalutato "nerd") quelli in cui, dicevamo, cera lintelligente impopolare che attraverso la sua intelligenza e un know-how tecnologico rudimentale ma comunque avanzato (es: smontare una radio a transistor e trasformarla in una ricetrasmittente, far volare un pallone aerostatico, fare segnalazioni con gli specchietti retrovisori della jeep in panne) faceva trionfare i buoni, assicurava al giusto castigo i cattivi, e sul finale riceveva pure un casto bacio dalla biondina che cera in tutti i film minori della Disney (e che oggi avrà ormai novantanni, un saluto se qualche sua pronipote italiana ci sta leggendo). Ecco: gli Scuola Furano - se la Disney fosse ancora la Disney di un tempo - dovrebbe come minimo farci un film, su di loro. Essi sono la rivalsa del genere "geek", ma anche la rivalsa di un sacco di altre cose. Sono (esattamente come i vecchi film di Disney) la celebrazione poetica del rovesciamento a proprio vantaggio delle situazioni ostili, del dominio dellintelletto sulla materia, ed anche un esempio tuttaltro che trascurabile di genius loci italico in azione, del sapersela cavare anche quando le premesse ti remano contro. Ad esempio: arrivano da una zona del Nord-Est più estremo, di certo amena oltre che gravida di Storia ma - come dire - non esattamente nota per la vivacità della sua scena culturale e notturna? E loro mandano in giro comunicati stampa in cui ribattezzano la hometown Gorizia "Nuova Londra", e ne decantano la assoluta e indiscutibile upfrontness nei confronti del resto dItalia. Vogliono produrre della french-post-hiphop-funky-house ma i mezzi son quelli che sono? Con grande senso di adattabilità e facendosi veicolo dellottimismo della necessità (ecco il genio italico, la sempreverde arte di arrangiarsi) i Furani prendono quello che hanno - un Akai 2800, una vecchia versione di Cubase e, geniale!, "un paio di cuffie usate come microfono" - e ne scandagliano al massimo le potenzialità, tirandone fuori dei "funky-clunky beats" (definizione loro) che comunque spaccano e comunque non sono mica meno belli di quelli fatti nello studio dei Cassius. La prospettiva "geek" domina: "la nostra idea è di fare una dance ballabile non solo in cameretta" dichiaravano tempo fa in unintervista (ed è in quella precisazione, in quel "non solo" che risiede, ovviamente, il sublime). Ma cè anche, come del resto nei modelli doltralpe a cui si ispirano (Daft Punk, Jess & Crabbe, i già citati Cassius), un gusto iperreale unito ad una grande disciplina archivista e di ricerca, intuibile nella scelta dei campioni che costruiscono lossatura del loro cd di esordio ma anche in citazioni-lampo che emergono nelle versioni "live", ad esempio quando - sul ritornello di Sam - improvvisano frasi da Is It All Over My Face?, impolverata hit di Steve dAquisto insieme ad Arhur Russel, delizia dei filologi. Le nuove tracce ascoltate in anteprima - oltre ad un remix di Guerra In Africa del Confusional Quartet per un imminente progetto della Mantra Records - hanno titoli pimpantelli come 6th Of Juno e Hollywood e suoni ancor più impregnati di electro-funkee e di quella "negritudine inside" (perché alla fine è dallhip-hop che arrivano i Furani: specie quello che nei primi Ottanta newyorkesi si mischiava con le imprese visuali di Basquiat e Keith Haring e con il senso di "famiglia clubbing" di Larry Levan) a cui da sempre cercano di dare voce. E comunque la si guardi è difficile non immaginare per gli Scuola Furano un radioso avvenire. Del resto: se Madonna ha chiamato a produrle il nuovo disco Stuart "Les Rhythmes Digitales" Price, perchè mettere limiti alla provvidenza e non sognare il giorno in cui Giorgia o Laura Pausini alzeranno il telefono e chiameranno Borut e LilBooso? (Che poi loro rispondano, e se rispondere sia compatibile o meno con la nozione di "geekness", è unaltra cosa ed un altro ordine di problema, e magari ci pensiamo un altro giorno, eh?). (da: Hot, novembre 2005) |
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