"Piripiri-piripiri-piripiri-pi": più famosa di Yesterday dei Beatles
 

di: Fabio De Luca




"Piripiri-piripiri-piripiri-pi". La musichetta scatta a tradimento, nello scompartimento di un treno o nel bel mezzo di una riunione. La conosciamo tutti, ci è entrata nel cervello come il più insistente dei jingle pubblicitari. Da dieci anni il "piripiri" è la suoneria standard - quella predisposta in fabbrica - di tutti i telefoni cellulari Nokia. Ha anche un nome, Nokia Tune, e secondo il sito inglese di ricerche di marketing Media Week ogni anno circa 100 milioni di utenti passano sette ore della propria vita ascoltandolo, quale preludio a decine di migliaia di conversazioni telefoniche. A questi 100 milioni andrebbero poi aggiunti gli ascoltatori passivi : quelli che il Nokia Tune l’hanno disinnescato, ma sono ugualmente, più volte al giorno, esposti al diabolico valzerino. Un "pubblico" il cui ammontare complessivo è difficile da calcolare, anche se una cosa è certa: nessuna canzone al mondo - neanche Yesterday dei Beatles - ha mai avuto una platea diffusa, attenta e fedele nel tempo come quella che, telefonata dopo telefonata, si è costruito il Nokia Tune.

Uno a questo punto penserà che l’autore del "piripiri" sia come minimo miliardario. Non è così. L’inconsapevole autore è vissuto ben prima che la telefonia mobile diventasse un bene di prima necessità. Francisco Tárrega, questo il suo nome, è nato a Madrid nel 1852 ed è stato uno dei più illustri interpreti per chitarra classica del repertorio di Chopin e Beethoven. Il "piripiri" è un brevissimo inciso, un arpeggio di pochi secondi appena, dentro una sua partitura intitolata Gran Vals. Il genio in questo caso è l’anonimo ingegnere della Nokia, colui che ha intuito le potenzialità di quel frammento - anche una volta trasformato in robotica sequenza di note elettroniche. Intuizione vincente, visto che nello spazio di pochi anni il Nokia Tune è diventato uno dei più straordinari casi di "logo sonoro" - cioè di suono strettamente collegato ad un marchio o un prodotto - nella storia del marketing. Generando pure un paio di leggende metropolitane: come quella secondo cui Nokia introdurrebbe finti giornalisti alle conferenze stampa della altre compagnie produttrici di telefonia mobile con il solo scopo di far scattare - nel bel mezzo della conferenza stampa - la suoneria con il famigerato motivetto...

Non c’è dunque scampo al "piripiri"? Forse si. "Il cellulare è un oggetto personale che col tempo sta diventando sempre più "personale", come un capo di abbigliamento" dice Sergio Messina, che dal prossimo autunno terrà il primo corso italiano di "sound design" presso l’Istituto Europeo di Design a Milano. "Inevitabile dunque che anche il suono sia personalizzato, e presto ci saranno suonerie realizzate su misura: squilli di design, firmati ed esclusivi". Al momento però la personalizzazione passa soprattutto attraverso le suonerie che riprendono i brano musicali di successo: un business che negli ultimi due anni è diventato rilevante al punto da rappresentare una vera boccata d’ossigeno per l’industria discografica. Nel 2003 quello delle suonerie per cellulari ha rappresentato il 10% del mercato musicale globale, per un volume di affari valutato attorno ai tre miliardi di dollari. Cifra ulteriormente cresciuta dal 2004 in avanti grazie anche alle suonerie di nuova generazione, quelle in "alta fedeltà". Se fino ad oggi infatti le suonerie monofoniche o polifoniche utilizzavano delle minimali versioni risuonate (dalla caratteristica tonalità metallica) delle canzoni di successo, nelle nuove suonerie "true tones" i pezzi musicali suonano nella stessa versione e con la stessa qualità con cui uno li ascolterebbe alla radio o su un cd.

Le ragioni del successo sono ovvie. Le suonerie true tones piacciono alle case discografiche, che ricevono una fetta maggiore di dividendi, e piacciono agli utenti più giovani per i quali il cellulare è sempre più una forma ibrida di iPod e telefono, nella quale ascoltare gli ultimi successi di Green Day, Avril Lavigne e Natalie Imbruglia. Piacciono un po’ meno a quanti - ad esempio il critico musicale del Guardian, Alexis Petridis - temono che le suonerie true tones "valorizzino quei pezzi con una melodia istantaneamente riconoscibile", instaurando di fatto una forma di selezione naturale tra canzoni in grado per loro stessa natura di usufruire della diffusione via telefonino, e canzoni invece troppo "vecchia maniera" per poterne beneficiare. Si potrebbe rispondere che in fondo è sempre stato così, ad esempio al tempo dei juke-box e dei vecchi quarantacinque giri, e questo certo non ha impedito che si sviluppassero e si diffondessero - per altre vie - forme di musica coraggiose, antagoniste o di ricerca. Certo le premesse non sono rosee: proprio in Inghilterra, all’inizio dell’estate, il cd-singolo tratto da una delle suonerie più in voga tra i giovani inglesi - quella di Crazy Frog, la "Rana Pazza" - ha scalzato dal primo posto della classifica dei singoli più venduti Speed of Sound dei Coldplay. Ma l’offensiva dei non-più-teenager è dietro l’angolo: da qualche mese sul sito internet della London Symphonic Orchestra è possibile scaricare (a pagamento) un’esecuzione della Sagra della primavera di Stravinsky riadattata come true tone, oppure un breve estratto dallo Schiaccianoci di Tchaikovsky, oppure ancora la Marcia Trionfale dell’Aida e decine di altri classici della classica (ma anche il tema di Guerre Stellari, tanto per dare un colpo al cerchio e uno alla botte). Qualunque cosa pur di tenere la Rana Pazza e il "piripiri" lontani dal proprio telefonino. I compagni di scompartimento ringraziano.

(da: Io Donna, 30 luglio 2005)