Janet Jackson: e Dio creò le tette
 

di: Fabio De Luca




Uno va a incontrare Janet Jackson e si aspetta come minimo di essere perquisito. Perchè c’è una buffa e forse un po’ sproporzionata isteria tutto attorno a lei: intanto vige il divieto assoluto (te lo ripetono più o meno dieci volte mentre attraversi i cordoni di security fino alla sua suite in un hotel del centro di Milano) di farle domande sulle vicende processuali del fratello Michael. Poi c’è il famoso "caso" del febbraio scorso, quando nel bel mezzo di un siparietto musicale in pieno Super Bowl televisivo una tetta ha fatto capolino dal succinto abito facendo gridare allo scandalo l’America tutta intera e provocando un incidente diplomatico senza precedenti. Anche su questo argomento ti raccomandano di andarci molto cauto. Inevitabile, quando finalmente sei faccia a faccia con lei, che l’occhio ti cada sull’oggetto di tante polemiche. Bene: oggi il famoso seno è fasciato da una t-shirt bianca stretta stretta e da un giubbotto di jeans tempestato di spillette di vecchi gruppi punk-rock che però lei non conosce, perchè - dice - "le spille non le ho scelte io, erano già insieme al giubbotto". Ma qualcos’altro distoglie subito l’attenzione. Un pendant che Janet porta al collo: da lontano sembra la "J" di Janet, mentre da vicino si rivela essere un piccolo tenerissimo pene d’argento tempestato di diamantini. "Un regalo del mio fidanzato" dice Janet. Perfettamente in linea con il coté super-erotico che accompagna il nuovo album di Janet, Damita Jo. Eppure, parlando con lei, emerge anche un lato politico del personaggio che in pochi - davvero - avremmo intuito.

Nel tuo disco ad un certo punto dici: "Relax, it’s only sex" ("calma, è solo sesso"). A giudicare dal polverone sollevato dalla faccenda del Super Bowl sembra che la gente non sia riuscita a prenderla tanto con calma...

E’ l’America! Penso che per i media dedicare attenzione a quanto è successo sul palco del Super Bowl abbia significato distogliere per un po’ l’attenzione della gente dai veri problemi del mondo, della politica. È strano: molti sono convinti che sia stata io ad organizzare tutto e ad aver tratto profitto da quanto è successo al Super Bowl in termini di pubblicità. Ma l’ho già detto più volte e lo ripeto: è stata una cosa assolutamente imprevedibile, non c’era nulla di preparato. È successo, basta. E se c’è qualcuno che è stato usato, quella sono io.

Da quello che dici sembra quasi emergere un lato "politico" di Janet Jackson: è così?

Sicuramente andrò a votare alle prossime elezioni. E poi - come tutti - vorrei che non ci fossero guerre, che si potesse vivere in pace.

La "Damita Jo" cui è dedicato il disco sembra invece incarnare il tuo lato più sensuale...

Una cosa che ho imparato quando ero molto, molto piccola - a scuola, durante una lezione di storia - è che ciascuno di noi ha un centinaio di potenziali identità o caratteri tra i quali scegliere: perchè limitarsi a uno solo allora? Damita Jo è il lato sensuale, ma anche Dio è molto centrale nel mio disco. La maggior parte delle persone quando nel disco mi sentono parlare di "the One" pensano che mi riferisca ad un mio fidanzato, invece parlo di Dio...

Vieni da una famiglia religiosa?

Molto religiosa. Siamo cresciuti come Testimoni di Geova: mia madre ed una mia sorella ancora lo sono, ma quando ciascuno di noi ha compiuto diciott’anni nostra madre ci ha detto che era giusto che potessimo esplorare anche altre fedi religiose per poi poter scegliere in piena coscienza. Infatti uno dei miei fratelli è musulmano, un altro è cattolico... altri come me non si riconoscono in nessuna religione organizzata ma credono comunque in una forma di spiritualità e di rapporto con Dio.

La tua origine religiosa è mai stata fonte di senso di colpa, ad esempio in situazioni come il famoso Super Bowl?

No, e la ragione è che è Dio ad aver creato tutto. Anche i seni sono un dono di Dio!

(da: GQ, agosto 2004)