Belle & Sebastian: "talvolta al mattino mi sveglio e mi sento Andy Warhol"
 

di: Fabio De Luca

1. QUALCOSA È CAMBIATO
"In questo stesso momento Stuart e Isobel sono rispettivamente in Germania ed Olanda a fare la stessa cosa che io sto facendo qui a Milano!" rivela con un sorriso alla guarda-un-po’-chi-ha-il-dono-dell-ubiquità Richard Colburn, batterista di Belle & Sebastian, distaccato al fronte italiano con il compito della promozione-stampa. Quarantott’ore prima tutti e sei i Belle & Sebastian erano invece a Londra, dentro un bar molto figo nel cuore della city, a parlare del loro nuovo album Fold Your Hands Child, You Walk Like A Peasant con un numero di giornalisti pari a dieci volte il numero massimo di giornalisti che abbia mai digitato il loro nome sulla tastiera del computer. Ubiquità a parte, qualcosa sta evidentemente cambiando nel tranquillo e decentrato mondo di Belle & Sebastian. Forse non dentro di loro, ma sicuramente attorno a loro... Una evanescente questione di attenzione che tende a crescere, ed a crescere fino a divenire puro gossip pataccaro: tipo le pittoresche ipotesi lette sulla stampa UK circa la (peraltro) pacifica dipartita dell’altro Stuart fondatore, Stuart David, che in realtà ha pacificamente lasciato il gruppo dopo le registrazioni di Fold Your Hands... per concentrarsi sui "suoi" Looper. Attenzione morbosa dunque, ma non solo. "La differenza più evidente rispetto al passato" ragiona Richard "è il budget che la Jeepster ci ha messo a disposizione. Siamo passati dall’avere un limite massimo di quattro o cinque giorni per registrare e mixare un intero disco al poter disporre di un uguale budget per la produzione del disco e per la sua promozione. Cioè, voglio dire: con gli album precedenti non c’è proprio mai stato nessun budget da spendere per la promozione... E questo perchè rientravamo in quella categoria di bands che potevano "forse" vendere qualche copia, ma non era affatto sicuro, quindi non valeva la spesa rischiare. Stavolta per qualche strana ragione sembra che tutti siano convinti che possiamo vendere dei dischi, e quindi c’è qualcuno che investe dei soldi su di noi...". In tutto ciò, la cosa più buffa è ovviamente che a sperimentare sulla propria pelle le croci e le delizie del marketing siano proprio Belle & Sebastian, gli stessi che dentro A Century Of Fakers (agrodolce storiella di odio-amore con retrogusto marxista-leninista uscita su 7" un paio di anni fa) dicevano "c’è gente che muore di fame tutti i giorni, che non ha nulla dentro il piatto, e intanto tu riempi la tua grassa faccia con un altro pezzo di torta". Belle & Sebastian vs. i tempi moderni, e gli esperti di televendite stanno a guardare. "Ma queste sono cose nelle quali non puoi intervenire più di tanto" prosegue Richard: "Cerchiamo di vederne i vantaggi. Ci dicono: "volete avere più tempo per registrare il vostro disco?". E noi: "certo che vogliamo!". E allora, se il risultato è poter fare meglio il nostro lavoro, è tutto ok. La cosa migliore è non preoccuparsi troppo".
L’altra cosa buffa di tutta la faccenda è che - paradossalmente finchè vi pare, vista l’immagine rurale, quasi nouvelle vague e delicatamente anticapitalista che da sempre contraddistingue B&S - la storia di Belle & Sebastian ha inizio proprio tra i banchi di un corso di marketing applicato alla musica. "E’ vero! Ci siamo conosciuti nel 1996, a Glasgow, ad un corso di music-business al college" ricorda Richard. "Io avevo appena smesso di suonare la batteria, e mi ero talmente stufato dei gruppi con cui avevo suonato fino a quel momento che non volevo mai più riprendere a suonare. Poi ho conosciuto Stuart David e Stuart Murdoch, e mi hanno coinvolto nel gruppo che avevano all’epoca, ed io ho accettato solo perchè mi lasciavano suonare i bonghi anzichè la batteria... E’ praticamente allora che ci siamo conosciuti tutti: Stuart e Stuart stavano cercando persone che suonassero nella band, avevano fatto anche degli annunci sui giornali e nelle bacheche dei negozi, ma arrivavano solo chitarristi metal... In più è successo che l’esercitazione pratica di questo corso di music-business cui ci eravamo iscritti consisteva in pratica nel simulare quello che succede nel music-business reale mettendo "sotto contratto" una band e facendo loro produrre un singolo per mostrare agli studenti il processo della produzione. Per farla breve, il demo che abbiamo portato in classe è piaciuto talmente che i respobnsabili del corso hanno deciso di farci registrare un intero album, ed è così che è nato Tigermilk...". Tigermilk le cui mille copie in vinile stampate all’epoca della sua uscita valgono adesso, al mercato dei collezionisti - e tanto per continuare con i paradossi - qualcosa come 400 Sterline al pezzo... "Già, già", dice Richard; "Talvolta al mattino mi sveglio e mi sento Andy Warhol...".

2. FROM INDIEDOM TO REVELATION
Qualcuno invece si sveglia al mattino ed è convinto che Belle & Sebastian stiano per arrivare con "LA" rivelazione. Inevitabilmente, sia pure con cinque anni di ritardo, il loro misto (perfettamente calibrato) di Smiths e Burt Bacharach non poteva non far accendere le sinapsi della stampa inglese, che infatti - basti sfogliare gli ultimi due mesi di NME - è sull’orlo del santificarli come gli Ultimi Depositari della Verità "indie". Qualunque cosa questo voglia dire. E qualunque cosa questo significhi per i diretti interessati. "A dire il vero no è che ci pensiamo molto" dice Richard. "Viviamo a Glasgow, e a Glasgow nessuno può pensare di essere una rockstar o qualcosa di speciale, perchè tutti gli altri provvederebbero subito a riportarlo con i piedi per terra. Credo che sia proprio questo, il fatto cioè sentirci persone normali e comportarci come tali, quello che colpisce chi vive a Londra e ci fa sembrare strani e speciali rispetto agli altri. Non combattiamo per la causa della musica indipendente, ma per le nostre vite. E cerchiamo di fare tutto ciò che facciamo al meglio che sia possibile, musica inclusa ovviamente. Di tanto in tanto leggiamo quello che scrivono su di noi, ma cerchiamo di non prenderlo troppo sul serio. E comunque è strano che aspettino una rivelazione proprio da noi. Non siamo mai stati particolarmente simpatici alla stampa inglese, specie a NME, forse perchè siamo diventati una band di successo senza che loro "decidessero" che dovevamo diventare una band di successo". Niente rivelazione dunque. E niente eroici difensori dell’indie-rock. "E’ il nostro pubblico ad essere eroico" dice Richard "specie quelli più giovani, sono una specie di società segreta. Ha molto a che fare con internet, con le chat-rooms di fans che sono spuntate un po’ovunque nell’ultimo anno e mezzo. Si conoscono un po’tutti, organizzano dei meeting, delle feste...". E, come ai tempi del fan-club di Lupo Alberto, si organizzano in maniera tale che quando i fan del Sud vanno a Nord a vedere un concerto di Belle & Sebastian, i fans di quella zona li aiutano a trovare un posto dove mangiare ed una sistemazione per la notte, e viceversa quando quelli del Nord vanno a Sud. "Ciò che vogliamo", conclude Richard, "è che ogni nuovo disco sia migliore del precedente, questa è la ragione per cui ci svegliamo la mattina. Anzi, ad essere precisi la seconda, perchè il nostro primo pensiero appena ci svegliamo è "ehi, dov’è la mia tazza di tè?"...".

(da: Rumore, giugno 2000)