Perchè Four Tet mi ha fatto (con rispetto parlando) cacare, ed altri divertenti racconti del venerdì sera Essere folgorati da una meravigliosa rivelazione: tutto questo deferente rispetto, tutto questo farsi piccini piccini e sagomare una “o” colla boccuccia, tutta questa reverenza nei confronti del laptopista che strilla più forte, tutto questo scostarsi al suo transito: ebbene, tutto questo non mi riguarda più. Mi ha riguardato, certo. Anch’io ho speso parole dense e dolci come il miele d’acacia per spiegare (in genere a me stesso prima ancora che all’inclito lettore) quanto Four Tet e il fourtettismo siano cosa buona, giusta, fonte di salvezza e di preziosa rimessa un circolo d’energie per la musica elettronica tutta. Ma era l’altroieri: perchè ieri sera - invece - ho capito. Ho capito, nell’ordine, che:
A) Four Tet vuole essere challanging, ma sotto il profilo strettamente sonoro non è nemmeno pallidamente challanging se confrontato con i suoi omologhi vissuti tra il 1978 ed il 1982: Throbbing Gristle, Non, Cabaret Voltaire, Maurizio Bianchi, Factrix etc.etc.etc. Nei quali fra l’altro c’era una componente d’imprevedibilità (e quindi di tensione nell’aria durante i loro show) che era parte integrante del sentirsi challanged. Four Tet sarà pure estremo, radicale, intelletualmente stimolante e tutto quello che volete, ma si ha anche la netta sensazione che nulla di non previsto dal suo autore o dal suo pubblico succederà durante il concerto.
B) Four Tet ha raggiunto il proprio punto di rottura stilistico praticamente nello stesso attimo in cui è nato, sfruttando il laptop nelle sue potenzialità di 1) gestore “per frammenti” della composizione musicale e 2) di banco d’equalizzazione capace di intervenire anche nei micro-decimali della frequenza di ogni suono. Illimitato sotto il profilo della gestione dell’esistente, il laptop è in realtà molto limitato per quanto riguarda la concezione e la creazione di suoni “nuovi”. Quel limite lo si è già raggiunto un po’ di anni fa, più o meno con l’arrivo del timestretching avanzato e della jungle più astratta: da allora tutto quel che si è fatto è stato rifinire in maniera sempre più estrema e rarefatta i tagli di frequenze. Ad un orecchio “pop”, cioè non laureato all’IRCAM di Parigi, tutto questo risulta come una musica uniformemente tutta picchi e senza apparato digerente. (E non fate i furbetti dicendo «ah, ma questa è musica che flirta con l’avanguardia colta, con la classica contemporanea»: evidentemente è così, ma l’agone nel quale si gioca la partita è quello del “pop”, e dunque quello è il foro competente. E sticazzi).
C) La storia dei frammenti video a tempo con la musica ha - se possibile - rotto le palle ancor più dell’elettronica da laptop. Sono solo dei frammenti video a tempo con la musica, cacchio. Lo facevano i Coldcut quindici anni fa (con software che si erano inventati loro stessi, perchè ancora non esistevano), lo facevano i Cabaret Voltaire venticinque anni fa usando tre proiettori super8: ormai lo fanno anche all’Hollywood il sabato sera. Per quanto ancora dovremo rimanere a bocca spalancata?
D)«Sniff... sei tu che hai dei problemi, sei tu che non capisci, adesso chiamo mio cugino che conosce Stefano Isidoro Bianchi e te la fa vedere lui, ecco». Guardate: io passerei ore a scriverne - di come questa musica sia l’equivalente di provare a descrivere una partita di calcio avendo come unico strumento d’osservazione un microscopio - e addirittura giorni interi a leggerne quando chi ne scrive è gente come Simon Reynolds. Purtroppo dopo dieci minuti di Four Tet mi rompo le palle tantissimo, ma proprio tantissimo, al punto che vorrei possedere un iPod con dentro l’opera omnia dei Bee Gees, o anche solo un televisore sintonizzato su Music Farm. Del resto, il titolo di questo post annunciava che avrei spiegato perchè Four Tet mi ha fatto cacare: non che avrei spiegato se (e nel caso perchè) egli faccia cacare tout court. Missione felicemente compiuta.
I racconti del venerdì sera finiscono qui perchè voglio fare un salto a vedere gli atelier del FuoriSalone di via Tortona e poi mi viene tardi. E poi c’è di nuovo la maratona e poi ancora nella notte gli LCD. Con i punti in cui siamo rimasti in sospeso da ieri ci si risente domani. Comuque il posto dove fanno la maratona della Tdk è pazzesco: in certi momenti sembra di essere simultaneamente al Sónar di Barcellona, in gita d’istruzione con la scuola e ospiti del capitano Stubing sulla Pacific Princess. Enjoy your saturday night. |
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