Nobody's getting any kick, it's the saddest night out in the Design Week Che dirvi. Beh, ad esempio che tutto quello che si desiderava più ardentemente succedesse durante il concerto degli LCD Soundsystem è poi, ieri sera, successo. Che sono un band pazzesca, e che l’algebra Can + Talking Heads + Suicide con la quale si è per comodità disbrigata la loro pratica catastale è sí vera, ma dal vivo diventa uno show grasso, grosso, con i giri di basso che li senti nella milza, i drones del mini moog che ti mangiano le orecchie, e i tamburelli e le congas e le cowbells che manco l’orchestra di Xavier Cugat: in una parola, “rock’n’roll”. Che tutte le belle teorie circa il «lavoro sulla memoria (discografica)» e conoscenza del passato che dovrebbe farci comprendere meglio il presente, di cui pure qui sul blogghetto spesso si è dibattuto, sbiadiscono al cospetto di uno show così saldo, compatto, diretto, unico nel suo genere pur nella solita confondente molteplicità di possibili riferimenti. Che a questo proposito: sono newyorkesi e gli viene di diritto, ok, ma a sentire il 90% delle linee di chitarra ci sarebbe una volta di più ragione di edificare una statua a grandezza naturale in oro e avorio a Tom Verlaine, e una in scala più piccola anche a James Chance (titolo alternativo per questo post: “give James a Chance”). Che in una bizzarra inversione di ruoli ieri sera in transenna c’erano un riga di vecchiazze che s’io fossi stato un sedicenne (anzichè una delle vecchiazze in transenna di cui sopra) li avrei molto schifati e guardati come si guarda chi è nel posto che non gli compete più da tempo. E invece in cuor suo ogni singola vecchiazza pensava che se James Murphy stava come un titano sopra quel palco e urlava con la voce strozzata dall’asma che «nobody’s coming undone, everybody here is afraid of fun» senza sembrare neanche per un istante un idiota, allora anche noi si aveva diritto di cittadinanza attaccati a quella transenna, che qualcuno provasse solo a dire qualcosa.
Il tutto, ricordiamolo, succedeva a Milano. Una città la cui attitudine poseur, fichetta, arrogante e provinciale nei confronti della vita e del vivere corrisponde perfettamente, per coincidenza, a quella dipinta nel breve testo della canzone che ha aperto lo show, Beat Connection. Dice: «Nobody’s falling in love/everybody here they need a shove/And nobody’s getting any touch/everybody think that it means so much/And nobody’s coming undone/everybody here is afraid of fun/And nobody's getting any play/It's the saddest night out in the USA.» Murphy dice di averla scritta pensando alla gente che si trova davanti quando suona a New York. Murphy, per sua fortuna, è capitato a Milano nell’unica settimana dell’anno in cui Milano - per una banale questione matematica - sembra per davvero quasi una metropoli, la sua naturale base di uffici stampa, vittimisti del fashion, palazzinari del terziario e bevitori di aperitivi messa in minoranza da un afflusso di giovani architetti, designer, studiosi di linguaggi della comunicazione provenienti da tutto il mondo. Gente realmente cosmopolita, questa, che con il semplice abitare questa città per qualche giorno le imprime un colore meno spento e provinciale del solito. James Murphy e il concerto di ieri notte continuavano ancora a ronzarmi nella testa oggi pomeriggio, girando quella specie di Brick Lane che è stata negli ultimi cinque giorni la Zona Tortona del FuoriSalone, in mezzo - appunto - a giovani architetti austriaci e gentilissime designer svedesi ed alle loro camere da letto fatte solo di sottili strisce di rafia appese al soffitto e due lampade nascoste negli angoli strategici (Complete Bedroom), o agli oggetti d’arredo domestico costruiti prendendo spunto, in maniera non banale, dal design istituzionale della metropolitana di Londra (AllZones). E forse non è un caso, forse il design è davvero the new rock’n’roll, visto che tutti e due hanno poco da inventare e principalmente elaborano variazioni minime sul già esistente, riciclano ciclicamente i grandi temi del passato ed è quasi sempre il talento nel riassemblare a fare la differenza tra un buon design ed un design mediocre. Forse è solo una coincidenza, chissà. Domani, comunque, è un altro giorno, e si va in pellegrinaggio semi-segreto ad ascoltare il nuovo dei White Stripes. |
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